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A sud di Montalbano Elicona, all’interno della Riserva Orientata del Bosco di Malabotta, si trova l’altopiano dell’Argimusco: la Stohenhenge siciliana, un sito affascinante e misterioso dove storia, astronomia, alchimia, culto, esoterismo si fondono in un luogo senza tempo.
Nel silenzio della campagna sorgono strutture megalitiche, alte rocce scolpite e modellate dagli agenti atmosferici in forme zoomorfe e antropomorfe: il Mammut, l’Aquila, l’Orante, il Guerriero, la Civetta, e i cosiddetti menhir maschile e femminile, tutte figure dal grande valore simbolico, spirituale e scientifico.
Da qui gli uomini dell’antichità osservavano il cielo scoprendo l’alternarsi delle stagioni e creando un calendario astronomico per la determinazione dei solstizi e degli equinozi. Varie sono le teorie riguardo l’origine dei megaliti di questo altopiano. Fondamentale il contributo dell’Archeoastronomia, la scienza che studia il contenuto astronomico dei reperti antichi. Per usare le parole dello studioso Andrea Orlando, archeologo ed astrofisico che all’Argimusco ha dedicato studi di rilevanza internazionale, “è qui che la terra si unisce al cielo in un paesaggio magico”.
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